Riscopro la mia Sardegna.
Multidimensionale, dalla Gallura granitica all’Iglesiente minerale, di pietra costante e profumata d’elicriso e ovviamente circondata da un mare che l’isola da sempre.
La percorro per le mie vie del gusto e dei legami, per approdare a Berchidda dove il festival Time in Jazz ideato e condotto da Fresu con amorevolezza, è ormai diventato meta di una migliore gioventà che non cerca solo musica.
Il festival (anche se sta sempre più stretto dentro questo format) è di fatto crocevia ( e non banale contaminazione) di diverse poetiche e linguaggi e guarda al sistema complesso delle arti, aprendo un focus emblematico sull’Architettura.
E su questo c’è da dire (magari dopo, nel commentario).
La qualità principale di questo Festival è nell’attarversare l’aura dei luoghi, nelle chiese campestri o nel Parco del Limbara dove violoncelli improvvisano e s’innervano con i tenores di Orosei sotto un boschetto di corbezzoli.
Ma il cuore rimane la musica, come quella che scaturisce dall’incontro tra Uri Caine e Fresu in un gioco che porta lontano (ecco un video preso da You Tube…rivela l’angolazione di qualcuno che era seduto accanto a me…User Generated Content!)