Come un fenomeno carsico riemerge il desiderio di teatro, non quello di rappresentazione ma quello di partecipazione.
E’ questo il principio attivo che mi porto dentro, come un virus, e che contribuisce all’idea-azione di perfoming media sempre più proiettata nel web 2.0.
C’è ancora qualcuno che s’interroga su cosa significa web 2.0?
Significa: la rete siamo noi, i contenuti e le relazioni generate dagli utenti, dagli spettatori, dai cittadini attivi.
E’ quello che con teatron.org si fa già dal 1996 con i primi diarii on line dei Laboratori d’Arte dello Spettatore, e poi nel 1999 con il diario della Biennale Teatro di Venezia e l’anno dopo con il Cantiere Orlando del Teatro delle Albe.
E sono ancora loro, meglio: Marco Martinelli, il loro regista-sciamano, a rilanciare questo desiderio di teatro ludico-partecipativo.
Accade con Arrevuoto, happening sottosopra ( è ciò che significa in dialetto napoletano) di Martinelli con un centinaio quasi (82 in scena e tanti altri intorno, complici… performer-militanti della Non-Scuola) ad occupare il teatro Mercadante di Napoli con l’ultimo tratto triennale (un pastone di Molière, dopo quelli di Aristofane e Jarry) di un progetto che ha messo radici a Scampia.
Eccone un frammento preso da YouTube. Con i ragazzi in assembramento duro, da ultras dionisiaci che mettono in mezzo il misantropo…